I telefoni pubblici degli anni '90
Nella prima parte del nostro viaggio nel mondo delle cabine telefoniche e dei telefoni pubblici (se ve la siete persa, la trovate qui) ci siamo fermati al telefono U+I. Siamo alla fine degli anni '80, la cabina telefonica sembra essere un servizio irrinunciabile, tutto il territorio italiano ne è pieno. Soprattutto nelle località di vacanza o in stazioni e aeroporti è del tutto normale trovare una fila fuori dalla cabina, in attesa che si liberi. Questo accade soprattutto nelle ore serali: di sera la tariffa scende sensibilmente e il gettone dura di più. I vacanzieri chiamano a casa, i businessmen sentono come sta la famiglia, gli innamorati lontani si raccontano le proprie giornate. Da quelle quattro pareti di vetro passa un'intera generazione che ormai non può più fare a meno del telefono. Negli anni '90 il design delle cabine telefoniche e dei telefoni pubblici cambia di nuovo. Innanzitutto muta il colore, da gialle diventano rosse nell'ambito di una massiccia operazione di rebranding e di rinnovamento generale dell'immagine della Sip, che si appresta a diventare Telecom. Compaiono due nuove tipologie di cabina, una più piccola, snella e agile e l'altra utile nelle zone di intenso passaggio. La prima soluzione è una piccola tettoia trasparente o rossa che protegge il telefono installato solitamente a muro o su una colonnina. La seconda prevede più cubicoli uniti insieme a creare una sorta di ambiente con più telefoni a disposizione per snellire le file, garantendo sempre a ognuno adeguata privacy. L'innovazione non è solo estetica, ma anche funzionale: la tipologia a tettoia, completamente aperta, è fruibile anche dai diversamente abili dal momento che le "vecchie" cabine a volte rappresentavano una vera e propria barriera architettonica. La vera rivoluzione però è dentro le cabine. I telefoni pubblici stanno per cambiare per sempre.
![TELEFONI PUBBLICI ROTOR E DIGITO](https://cdn.prod.website-files.com/6365084f1295f38fadbf8824/6366c3a82529d1e4a92486c7_TBT-2-2-TELEFONI-PUBBLICI.jpeg)
Il Rotor e il Rotor II
Alla fine degli anni '80 a sostituire il G+M compare il re dei telefoni pubblici italiani, ovvero il Rotor. Più compatto dei suoi predecessori, più robusto e di facile manutenzione, il parallelepipedo arancione diventa subito amico degli italiani grazie alla sua versatilità. Include per la prima volta un display lcd per visualizzare il credito residuo e la fessura per le monete/gettoni è unica. Da qui deriva il nome Rotor: era il nome del meccanismo che si trovava dietro la fessura delle monete, che ruotava e distingueva i vari conii in base alla lega e alle dimensioni delle monete. Il Rotor "mangiava" monete da 50, 100, 200, 500 lire (novità) e il gettone. In totale cinque conii, anche se il sistema era capace di accoglierne fino a 6. Il sesto slot o "sesto conio" non fu mai utilizzato. Fino a quel momento i telefoni pubblici Sip potevano essere utilizzati anche per ricevere chiamate. Gli apparecchi avevano una targhetta con il proprio numero che poteva essere normalmente fornito. Il Rotor mette fine a questa abitudine con la sua versione che oggi chiameremmo 2.0, ovvero il Rotor II. Nato pochi anni dopo il primogenito, era esteticamente uguale tranne un particolare: era equipaggiato con un lettore laterale di tessere magnetiche. In questo modo il mondo della telefonia pubblica si apriva ai pagamenti elettronici che potevano avvenire in due modi: con la celeberrima, popolarissima, nostalgicissima scheda telefonica (ne parleremo nel dettaglio in una delle nostre prossime puntate) e la carta di credito telefonica. Si trattava di una tessera che permetteva di telefonare illimitatamente, addebitando gli importi sulla bolletta di casa o dell'azienda. Richiedibile direttamente alla Sip, prevedeva un canone mensile e veniva pubblicizzata come "la carta infinita". Per poter ricevere i pagamenti elettronici, il Rotor II subì una radicale trasformazione interna e fu qui che i telefoni pubblici persero la facoltà di ricevere.
![telefoni pubblici rotor](https://cdn.prod.website-files.com/6365084f1295f38fadbf8824/63669a6c000103151fe3c54a_telefoni-pubblici-rotor-e1613493700181.jpeg)
Del Rotor esiste una terza versione, chiamata Rotor 3, che permetteva solo l'uso di schede. Fu lanciata in prossimità dell'arrivo dell'euro ma ebbe breve vita e poca fortuna perché, insieme alla moneta, gli italiani si stavano apprestando a cambiare abitudini.
Il Digito e la rimozione dei telefoni pubblici
Arriviamo alla fine del nostro viaggio, al nuovo millennio. Il 2000 porta tante novità: in primis l'euro, come abbiamo detto. Poi, la profonda rivoluzione culturale e sociale portata dai telefonini e dalle loro funzioni. Se fino a pochi anni prima la sigla SMS non significava nulla, nel 2000 gli italiani erano in piena messaggino-mania. Schiavi dei 160 caratteri, non potevano fare a meno di scambiarsene milioni ogni giorno, dimenticando le schede telefoniche per le quali avevano fatto follie, i gettoni, le file alle cabine. I telefoni pubblici Telecom tentano un disperato tentativo di rimanere in vita col modello Digito, l'ultimo della loro era.
![telefoni pubblici digito](https://cdn.prod.website-files.com/6365084f1295f38fadbf8824/63669a6d00010324d5e3c5bf_telefoni-pubblici-digito-1.jpeg)
Nato nel 2002 dall'esigenza di utilizzare le monete in euro (aggiornare tutti i Rotor sarebbe stato troppo costoso), i Digito presentano un design in acciaio satinato con cornetta rossa e inizialmente accettano solo schede. A differenza del predecessore, l'integrazione con le monete è successiva e opzionale. Per adeguarsi ai tempi, i Digito permettono di inviare e ricevere SMS e fax e, se presente un collegamento a internet, anche le e-mail. Essendo dotati di un numero identificativo (che compare quando si inviano gli SMS), tornano a poter ricevere. Il concetto stesso di telefono pubblico però comincia a mostrare i segni del tempo. I cellulari sono troppo diffusi, chiunque ne possiede uno. Le cabine vengono relegate a vera emergenza quando ci si ritrova con la batteria scarica oppure senza credito. Nel giro di pochi anni, diventano un investimento in perdita e quasi un "peso" e quindi l'azienda inizia a pensare di poterne fare a meno. È con questo spirito che nel 2010 parte la campagna di dismissione, autorizzata dal Governo con una pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e delle regole ben precise. Telecom può smantellare tutte le cabine e i telefoni pubblici che non ritiene più necessari, a patto di darne adeguata comunicazione per tempo e garantire al cittadino il diritto all'opposizione. Chiunque voglia "salvare" una cabina ha facoltà di inviare una pec motivando la richiesta e questa verrà "graziata", come spiegato nella delibera AGCOM.
![cabina_rimozione](https://cdn.prod.website-files.com/6365084f1295f38fadbf8824/63669a6d0001037386e3c595_cabina_rimozione-e1486404529771-900x580-1-300x193.jpeg)
Nel 2021, le cabine e i telefoni pubblici superstiti sono veramente pochi e capita sempre più raramente di vedere qualcuno che li sta ancora utilizzando. I pochi apparecchi superstiti sopravvivono per fornire un servizio di emergenza di cui non si può ancora fare a meno, ma costituiscono più un ricordo per nostalgici che una vera necessità quotidiana. Difficile, per non dire impossibile, che qualche millennial possa avere un ricordo legato a un loro uso/abuso/disuso. Icone del "come comunicavamo", le cabine si avviano a una lenta ma inesorabile pensione.