Il 5G tra fake news, realtà e fantasia

Cos'è il 5g

Il 5G (con la G che sta per "generation"), è molto semplicemente un nuovo standard di trasmissione dati cellulari che in questo periodo sta subendo un positivo slancio di sviluppo, per renderlo disponibile quanto prima per l'uso da parte di tutta la popolazione uscendo dalle aree ristrette dove lo si sta attualmente sperimentando.

Definiti gli standard nel 2014 sarebbe dovuta entrare a pieno regime nel 2020, ma è facile prevedere che la situazione della pandemia mondiale farà inevitabilmente slittare la roadmap. I produttori di telefoni, però, hanno già da tempo iniziato a dotare i propri top di gamma della compatibilità alla nuova connettività, a partire da Samsung che ha bruciato tutti sul tempo con il Galaxy S10 esattamente un anno fa, proseguendo con Huawei (la famiglia P40) e l'attesissimo Oneplus 8. Il 5G segue e migliora l'attuale trasmissione 4G (lanciata nel 2010), portando la velocità di scambio dati fino a 1 gigabyte.

Un dibattito infuocato

Fin qui tutto normale, sembrerebbe. L'evoluzione tecnologica di una materia di largo consumo come è la telefonia cellulare e tutti i prodotti e i servizi ad essa correlati genera da sempre buzz e discussioni. La velocità di invenzioni, scoperte e cambiamenti è tale da rendere dei traguardi prima impensabili raggiungibili e superabili nel giro di pochissimi anni ed è anche normale che qualcuno guardi con sospetto a questo mondo per molti incomprensibile dove girano molti, moltissimi soldi.

La rete 5G si diffonde, così come tutte le precedenti, attraverso le antenne. Considerando i costi per le installazioni ex novo, gli operatori si sono accordati dove possibile per integrare con i nuovi moduli di trasmissione le antenne già presenti, per velocizzare l'adeguamento e ridurre l'impatto economico e ambientale. Questi lavori sono in corso in tutto il territorio nazionale già da un paio d'anni e sono andati avanti più o meno senza scossoni fino all'inizio della pandemia di Covid-19 quando anche queste attività, come tutto il resto, si sono fermate. Durante il lockdown, forse complice il molto tempo libero che si era venuto a creare, hanno iniziato a nascere e a svilupparsi sul web strane teorie secondo le quali le onde elettromagnetiche diffuse dal segnale 5g favorirebbero il contagio da coronavirus. Come e perché questo debba accadere non è ben chiaro: molto si poggia sulla diceria che le onde siano dannose per l'organismo umano tout court, quindi lo indebolirebbero e lo renderebbero più vulnerabile verso le malattie, compresa quella di cui non si fa che parlare dalla fine dello scorso anno.

Il dibattito si è infuocato in senso letterale quando la gente, in preda al panico, ha iniziato ad appiccare incendi sotto le antenne di rete credendo così di debellare il terribile "mostro". Peccato che si trattasse di normali antenne cellulari che servivano il territorio, con l'ovvia conseguenza che una fetta di popolazione (inclusi i "giustizieri del fuoco") sia rimasta a lungo con i telefoni completamente senza campo. Episodi del genere si sono verificati a Messina, in provincia di Caserta e La Spezia, sull'onda di una inquietante moda partita dal Regno Unito.

Una fake news pericolosa

Si tratta di una pericolosa fake news: non esistono prove scientificamente certe di correlazioni certe tra le emissioni del 5G e qualsiasi malattia del corpo umano, così come non ne esistono riguardo alle famigerate "onde elettromagnetiche" che di volta in volta vengono incolpate dei disastri più vari, dai tumori ai cambiamenti del clima. L'ambito in cui si muove e prospera la bufala sul 5G fa parte di un mondo molto complesso, fatto di gruppi social più o meno segreti, "guru" internazionali, video più o meno deliranti fatti circolare in forma di catena, teorie fantasiose, tanto clickbaiting e una costante di fondo: lo sfruttamento della paura delle persone poco esperte.

Le onde radio 5G non sono assolutamente più potenti di quelle 4G che già utilizziamo quotidianamente, anzi, in alcuni casi le emissioni sono anche minori. Le frequenze che utilizza sono quelle che per decenni sono state utilizzate dalla tv e che si sono liberate al momento dello switch off verso il digitale terrestre. È però vero che esiste una correlazione tra onde elettromagnetiche e salute umana, infatti gli istituti di sanità stabiliscono delle soglie che le emissioni non possono superare. È vero anche che esistono delle persone che sviluppano una sensibilità particolare verso alcuni tipi di onde elettromagnetiche fino ad accusare dei disturbi fisici anche invalidanti: si parla in questo caso di elettrosensibilità ed è un argomento ancora molto incerto e dibattuto nella comunità medico-scientifica. Questo a sottolineare che la salute pubblica è sempre il primo parametro con il quale ci si confronta e che ovviamente non c'è alcun interesse, nè pubblico nè privato, ad operare al di fuori di leggi che in questo senso vigono già da parecchi anni.

Le nostre case sono piene di onde elettromagnetiche: vengono emesse da tv, router, console gioco, frigoriferi, forni a microonde e cellulari. Tutta questa preoccupazione per il 5G appare, anche alla luce di questo, estremamente pretestuosa. Il problema è che questo "movimento anti 5G" sta diventando talmente consistente e rumoroso che in molte zone d'Italia i sindaci dei paesi che ospitano le antenne presenti e quelle previste per il futuro stanno iniziando ad opporsi a una roadmap di sviluppo già decise da alcuni anni, con fondi stanziati e impegni economici presi.

Il numero di questi Comuni ha subìto una vera e propria impennata durante il lockdown da coronavirus. In questa situazione di incertezza normativa, l'iniziativa è lasciata ai singoli sindaci: c'è chi decide di impedire l'installazione di ulteriori antenne o l'upgrade di quelle esistenti, mentre c'è invece chi si fida della comunità scientifica e non oppone ostacoli.

Qual è l'unico rischio vero e concreto? Che questa levata di scudi senza alcun fondamento reale blocchi un importante sviluppo tecnologico di cui il Paese ha vitale bisogno. E poi, ricordiamolo: ora stiamo usando senza alcun problema la rete 4G (e ci arrabbiamo quando non è disponibile e non riusciamo a vedere fluidamente i video), ma anche questa soluzione ai suoi tempi fu fortemente osteggiata come si legge in questo articolo dell'Espresso del 2012.

In ultimo, vi lasciamo un paio di link di approfondimento:

ARTICOLO DI ALTROCONSUMO

STUDIO DELL'ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITÀ

Pubblicato il:
28/5/2020
25/8/2023

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