Limite alle emissioni elettromagnetiche e 5G, pasticcio Italia

Abbiamo più volte scritto del 5G e delle critiche che hanno accompagnato il lancio di questa tecnologia fin dal suo primo annuncio (recuperate anche la storia di tutte le G qui). Tra le argomentazioni principali di chi si è sempre battuto per impedire l'installazione delle nuove antenne, c'è la preoccupazione per un'eventuale eccessiva emissione di onde elettromagnetiche che potrebbero essere dannose per la salute.

Come abbiamo più volte detto (e lo ribadiamo), questa preoccupazione non ha delle basi scientifiche solide a supporto. Non esiste uno studio ufficiale che dimostri la pericolosità delle onde elettromagnetiche impiegate nella diffusione del segnale 5G, il problema è che però non esiste neanche una parola altrettanto ufficiale che dimostri il contrario in maniera inequivocabile. Su questo "stallo" si sono sviluppate fior di teorie che hanno portato una diffusa ostilità verso questo nuovo standard al punto che molti sindaci hanno emesso delle ordinanze per vietare l'installazione di nuove antenne nei propri territori.

Questo, unito ad altri fattori (pandemia, rincaro delle materie prime, difficoltà di progettazione) ha portato a disattendere completamente quella roadmap che era stata definita per dotare tutto il territorio italiano di una rete 5G performante e ad oggi i gravi ritardi hanno fatto sì che lo sviluppo sia sostanzialmente fermo. Va detto però che questo non è un problema solo italiano: la stessa situazione è comune un po' a tutti i paesi che hanno deciso di adottare il 5G, dove le cose non sono affatto andate come da previsioni.

Bisogna però dire che i limiti di emissioni elettromagnetiche fissati per legge in Italia sono i più bassi d'Europa. Mentre il limite europeo medio è di circa 61 volt/metro, nel nostro Paese non si possono superare i 6 v/m. Per questo motivo, una proposta di legge aveva suggerito di innalzare il limite a 24 v/m per favorire gli operatori che stanno cercando in qualche modo di accelerare la diffusione del 5G. Il fatto che la tecnologia sia così tanto indietro isola ancora di più le località già svantaggiate perchè interessate dallo spegnimento del 3G ed è quindi necessario iniziare a trovare un modo per colmare il ritardo.

Ancora una volta, però, la proposta non si è basata su evidenze scientifiche solide: così come il limite di 6 v/m era stato a suo tempo stabilito in maniera arbitraria, anche la nuova proposta di 24 v/m era stata messa a terra senza dichiarare alcun criterio o motivo specifico. Volendo ancora guardare all'Europa, citiamo l'esempio del Belgio che lancerà il 5G a Bruxelles il mese prossimo con emissioni consentite fino a 14 v/m all'aperto e 9 v/m nelle aree al coperto, in linea con i parametri per un'ottimale diffusione e ricezione del segnale.

Ad ogni modo, la proposta di innalzamento dei limiti alle emissioni elettromagnetiche è stata espunta dalla versione finale del testo mandato in approvazione al Consiglio dei Ministri lo scorso 8 agosto. Di conseguenza, pur avendo approvato la proposta di legge, il Governo non ha potuto decidere sui limiti e tutto, per il momento resta com'è. Soddisfatti gli ambientalisti, molto meno gli operatori di settore.

Approfondimento del Sole 24 ore qui.

Pubblicato il:
23/8/2023

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